L’olivo da sempre è stata la pianta più «venerata» nella tradizione rurale di Casoli.
Si stima che gli alberi di olivo coltivati nel territorio comunale siano circa 160.000, con una concentrazione media per chilometro quadrato pari a
quasi 2900 piante.
Fra gli altri riconoscimenti, il nostro Comune ha avuto anche quello di Città dell’olio.
Le varietà di olivo maggiormente coltivate sono Intosso (Presidio Slow Food),Crognalegno, Gentile, e Leccino.
Le prime due varietà sono presenti solo a Casoli ed in altri comuni vicini. Dunque, una vocazione secolare dimostrata dal fatto che sin dall’Ottocento numerosi erano i frantoi, come quello conservato nel Palazzo Tilli di Via Garibaldi (ex Via San Giacomo).
Ogni casa di notabili aveva un frantoio (nell’idioma casolano lu trappìte), ma altre famiglie aprivano in autunno i loro impianti sul muretto di santa Reparata, in corso e piazza Umberto I, in via Garibaldi, in via Frentana, in largo San Nicola, nel Sobborgo Aventino, in Piazza del Tempio e in altri
quartieri.
Il frantoio di Via Garibaldi è stato conservato com’era nel XIX secolo.
È visitabile su richiesta e costituisce un simbolo della memoria cittadina.
Si trova al piano terra del palazzo di Tommaso Tilli che, per un periodo, fu la sede della caserma dei carabinieri.
Insieme all’olivo, sono da ricordare due primati in agricoltura. Secondo Franco Cercone, a Casoli si ha notizia, per la prima volta in Abruzzo, della presenza del grano d’India (lu randinije nel nostro dialetto). La qual cosa induce, con ragionevolezza, a pensare che il grano d’India fu importato in Abruzzo a Casoli e, successivamente, da qui diffuso in tutta la regione.
Il Di Menna nel 1998 sostenne che «La prima testimonianza circostanziata sulla presenza di coltivazioni di pomodoro in Abruzzo riguarda il territorio di Casoli, in particolare le aree lungo il fiume Aventino, a datare dal 1815.Il radicamento e l’antica tradizione di questa coltura nel comprensorio si evince anche dalla presenza in zona di vecchie varietà colturali come il pomodoro a pera, diffuso principalmente nella contrada Laroma […]».
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