Questa area, formata dalla Piazza, dal Memoriale,dall’ex Edificio sede dell’Amministrazione Comunale e da una parte del Palazzo Tilli con la sua dépendance, ricorda un tassello della Storia di Casoli, inserito nell’ampio scenario della Seconda guerra mondiale.
Il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, Benito Mussolini annunciò al popolo italiano l’entrata in guerra dell’Italia a fianco dei tedeschi di Hitler.
Il primo triste assaggio di ciò che sarebbe stato il conflitto per il nostro paese si ebbe, come era scontato, con la chiamata alle armi dei nostri concittadini.
I casolani si ritrovarono, invece, ad affrontare una contingenza imprevista collegata all’inizio delle ostilità: l’istituzione nel paese di un Campo di concentramento per internati. L’amministrazione ha inaugurato il 27 gennaio 2022 un Memoriale in ricordo degli ebrei sottoposti ad internamento, a seguito delle efferate leggi razziali del Duce, e degli slavi, ritenuti politicamente pericolosi dopo l’invasione della loro terra da parte delle truppe dell’Asse.
Colpiti da ordini di restrizione, gli ebrei dimorarono nel Campo di Casoli dal 1940 al 1942 e gli slavi dal 1942 al 1944.
La Piazza della Memoria e l’annesso Memoriale sono stati costruiti in una zona vicina agli alloggi degli internati.
Il Campo era formato in origine da due edifici principali: le cantine di Palazzo Tilli (con una capienza di circa 50 posti) e i locali al piano terra dell’ex Municipio con una capienza di circa 30 posti.
Poco dopo gli internati dalle cantine furono trasferiti nella dépendance del palazzo, allora utilizzata anche come sala per spettacoli teatrali, cinema e feste. In queste strutture furono internati, in tempi diversi, complessivamente 108 ebrei e 110 ex jugoslavi. Dieci ebrei che dimorarono nel Campo di Casoli, deportati dai nazisti nei campi di sterminio, morirono nelle camere a gas (nove ad Auschwitz e uno alla Risiera di San Sabba).
Il complesso costituisce un punto di riferimento per la nostra comunità e per i visitatori, perché anch’esso, nel suo piccolo, contribuisce a mantenere viva la memoria dell’Olocausto in modo che non si disperda nella nebbia dell’oblio.
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