Casoli e i suoi Monumenti

Palazzi aristocratici e nobiliari che prospettano lungo le strade principali, chiese storiche e il possente Castello Ducale

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Descrizione

Chiese

La chiesa di Santa Reparata, patrona di Casoli, posta all’inizio di Corso Umberto I, mantiene ancora l’impianto e le proporzioni originarie, malgrado i danni subiti a seguito del bombardamento aereo alleato del 26 novembre 1943. La facciata, completamente ricostruita nel 1952, ricalca il prospetto orizzontale della tradizione abruzzese. Il portale antico, finemente scolpito in pietra locale, è stato rimontato su un ingresso laterale di destra. L’interno, a pianta basilicare, è diviso in tre navate da poderose pilastrate che sorreggono gli archi a tutto tondo. Quanto si è recuperato dalle macerie è stato ricollocato sulle pareti, come per gli altari degli Apostoli Filippo e Giacomo, posti alla fine delle navate laterali. L’arco trionfale che immetteva al presbiterio, datato 1539, inquadra l’altare di Santa Reparata, anch’esso ornato da decorazioni a basso rilievo scolpite su pietra bianca. Nella nicchia è posta una pregevole statua di Santa Reparata, databile verso la fine del XVIII secolo. Nulla si è potuto recuperare del pregevole soffitto a cassettoni intagliati, dorati e dipinti, realizzato tra il 1603 ed il 1606 dall’artista veneto Vittorio Buzzacarino. Un prezioso trittico, datato 1506 ed opera di Antonio di Francesco di Tommaso da Fossombrone, artista della scuola dei Crivelleschi, raffigura Santa Reparata tra gli Angeli. Murata sulla parete di controfacciata, insieme ad alcuni lacinari scolpiti a rosone e facenti parte della decorazione rinascimentale, è posta una lapide a caratteri angioini che ricorda la posa della prima pietra avvenuta il giorno della festa di Ognissanti del 1447.
Adiacenti alla Chiesa di Santa Reparata sorgono il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, realizzato nel 1954 su bozzetto dello scultore Oscar Lamura Bernabeo, ed il Monumento Dedicato all’Emigrante, concepito e realizzato nel 2005 dallo scultore Vito Bucciarelli.
In Corso Vittorio Emanuele è sita la Chiesa di San Rocco anch’essa di sicuro interesse per la pregevole facciata in stile neoclassico e l’antichità di fondazione risalente al XVII secolo, con l’interno ad aula che presenta un’elegante decorazione di gusto tardo barocco e statuaria di pregio.
Nel centro storico è situata la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, derivata dalla cappella palatina dell’adiacente Castello Ducale e dedicata a Santa Maria Assunta nel 1455 per opera dei principi Orsini. Nel XVIII secolo, sotto la signoria dei D’Aquino, la Chiesa fu ampliata con l’aggiunta della navata centrale, della zona absidale e della navata destra. Dopo un successivo restauro effettuato nel 1868 la Chiesa ha assunto un aspetto neoclassico anche nella facciata ingentilita da una doppia scalinata che conduce all’ingresso principale. All’interno, nonostante le perdite subite dal XVIII secolo in poi, la Chiesa conserva pregevoli arredi sacri e quadri di sicura rilevanza artistica, tra cui una Madonna del Rosario del 1572 ed una Madonna del Carmine della seconda metà del XVI secolo di autore ignoto, un San Gilberto in Gloria del 1797 di Pasquale Bellonio da Ortona ed una Madonna con Bambino, San Giacinto e San Biagio del 1848 di Francesco Maria De Benedictis. Da segnalare anche lo sportello ligneo del Battistero antico del XVI secolo con scolpito lo stemma della Università di Casoli e l’arma degli Orsini.

 

Castello Ducale

Adiacente alla Chiesa di Santa Maria Maggiore si trova il Castello Ducale con la sua mole possente e con il puntone pentagonale della Torre che ne costituisce la parte originaria. Realizzata presumibilmente tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo su un colle a 378 metri sul livello del mare come avamposto fortificato da opere difensive in muratura, la torre aveva dimensioni più ridotte e merlature alte almeno due metri per meglio controllare le valli dei fiumi Aventino e Sangro e contrastare gli attacchi dei popoli nemici, collegata visualmente con la “Torre di Prata”, posto di guardia situato più a valle e presidiato da due cavalieri con una piccola guarnigione.
Le notizie storiche sull’origine della torre e lo sviluppo del Castello non consentono di ricostruire con precisione le varie fasi costruttive se non collegandole al succedersi delle famiglie proprietarie dagli Orsini nel XIV secolo, ai D’Aquino nel XVII secolo sino ai Masciantonio nel XIX secolo. Infatti, sotto il dominio degli Orsini nel XIV e XV secolo accanto alla torre si sviluppa una struttura in stile gotico-lombardo di due piani, intorno ad un cortile interno, con una cisterna idrica.
Il piano inferiore era destinato agli ambienti di servizio e quello superiore alla residenza, mentre la torre viene suddivisa verticalmente in quattro vani con l’aggiunta di un coronamento aggettante, tipico dell’edilizia militare angioina. Il livello seminterrato è coperto con due crociere di mattoni posti a coltello e sorrette da tre pilasti in laterizio, addossati alle pareti perimetrali maggiori. Al vano si accede attraverso un portale ogivale ornato di pietra concia e dal lato nord-est mediante un’apertura architravata di collegamento diretto con i terrazzamenti esterni.
Gli Orsini dotarono il castello anche di una cappella palatina che costituisce il nucleo originario della chiesa di Santa Maria Maggiore, ponendovi come ornamento esterno due leoni, attualmente decapitati ed inclusi nella muraglia dell’Arco del Purgatorio.
La struttura del Castello si consolida con la famiglia D’Aquino nel XVII secolo con l’aggiunta di due corpi a quello già esistente, elevato di altri due livelli, che conclude la perimetrazione della corte interna. La costruzione di una rampa, sostenuta da quattro archi degradanti, collega il piano terra con quelli superiori.
Nel XIX secolo i Masciantonio trasformano il Castello in una residenza signorile, intervenendo sulla facciata con un rialzamento della linea di gronda e la successiva copertura a capriate a vista ed all’interno con l’adeguamento dei vani di residenza, con l’aggiunta di una scalinata marmorea e la sistemazione dell’ingresso principale, costituito da un portale sestiacuto a cui si giunge salendo una rampa addossata alla muraglia.
Il Castello Ducale e la Torre nel corso della seconda guerra mondiale furono utilizzati sia dall’esercito tedesco che da quello alleato come punto di avvistamento. Attualmente il Castello Ducale e la Torre sono di proprietà comunale e sono stati dichiarati monumento nazionale.
Il Comune nel corso degli anni ha provveduto a numerosi lavori di restauro del Castello Ducale tra cui spiccano quelli della “Stanza del Silenzio” che ospita adesso una mostra permanente sui protagonisti del “Cenacolo Abruzzese”, abituali ospiti dell’On. Pasquale Masciantonio, tra cui D’Annunzio, Michetti, Tosti, Barbella, Scarfoglio, Serao ed altri, con l’esposizione di pannelli illustrativi delle singole personalità, nonché quelli della “Stanza D’Annunzio”, dove il Vate era sovente ospitato. Il Comune ha provveduto, altresì, ad intitolare la sala principale del Castello Ducale a “Pascal”, come era affettuosamente chiamato l’On. Pasquale Masciantonio nell’ambito del “Cenacolo Abruzzese”, nonché un’altra importante sala al Maggiore Lionel Wigram dell’Esercito Inglese che nel corso della seconda guerra mondiale svolse un ruolo determinate nel consentire la costituzione della gloriosa formazione partigiana “Brigata Maiella”.

Orari di apertura al pubblico.

A causa degli interventi di recupero, conservazione integrata e miglioramento sismico del castello ducale di Casoli, finalizzati alla valorizzazione ed alla fruibilità della struttura medievale da parte del pubblico, il castello Ducale di Casoli non è pertanto attualmente aperto al pubblico.

La riapertura avverrà, secondo la previsione, nell’estate 2023. Seguiranno tempestivi aggiornamenti.

 

Palazzi

Nel centro storico sono presenti diversi palazzi aristocratici e nobiliari che prospettano lungo le strade principali. Palazzo Travaglini – De Vincentiis risale al XVII secolo e si sviluppa su tre livelli di cui quello a piano terra è separato dal piano nobile da un marcapiano in laterizio. L’ingresso è costituito da due portali in pietra ed una alternanza di balconi e finestre movimenta i piani superiori.
In Via Settentrione è posto Palazzo Tilli risalente al XVIII secolo, recentemente restaurato e riportato all’antico splendore, con un bel portale in pietra scolpito, la fila di balconi che caratterizzano i piani superiori ed una armoniosa corte quadrangolare interna.
In Via Centrale è sito Palazzo Ricci che presenta sul lato secondario un livello in più rispetto a quelli del prospetto principale su cui si apre il portale d’ingresso incorniciato da lesene.
Da ricordare anche Palazzo De Cinque del XIX secolo con un portale ad archivolto ed un elegante balcone al piano nobile, l’ex Palazzo Comunale con quattro livelli e finestre architravate e Casino Rancitti del XIX secolo, pregevole esempio di edilizia rurale.
Rilevanti sono anche alcune pregevoli fontane, di impianto ottocentesco, poste nel centro storico e nelle contrade, come Fonte a Valle, Fonte Laroma, Fonte Caprafico, Fonte Ascigno.

Pagina aggiornata il 27/08/2024